Asiago 2002

Gabriella Niero
Una tavola apparecchiata, delle sedie, un libro con degli occhiali e altri oggetti quotidiani sparsi nel consueto disordine. All'apparenza un normale ambiente di casa. Nella realtà una scala dimensionale enorme, circa due metri di altezza e profondità. "Qui mi sono ritrovato" afferma ironicamente Aldo Pallaro mentre io mi sento smarrita dalla grandezza smisurata della sua affascinante scultura iperrealista . Superato il primo spettacolare impatto capisco che oltre il virtuosismo tecnico c'è un'amara riflessione sulle difficoltà oggettive che l'uomo crea intorno a sè in uno spazio che invece dovrebbe essere vissuto da tutti. Il punto centrale del percorso si fa più chiaro. Ciò che Pallaro esprime è il complesso rapporto tra uomo-ambiente e uomo-natura talvolta disorientante e non privo di ostacoli - vedi la grande "scultura per adulti" dedicata agli spazi quotidiani - oppure severamente controllato dall'ambizione e dal progresso - la serie delle nature morte geneticamente modificate - o reinventato arbitrariamente dall'autore come i legni flessibili privati dei nerbo vitale e forzati in nuove morfologie.
Oltre al riferimento contenutistico nell'arte di Aldo Pallaro colpisce l'assenza della descrizione didascalica a vantaggio di un apparato ideativo simbolico dove non manca l'atmosfera sarcastica. Evocando i valori più segreti  della materia, in modo da far sentire la relazione con il mondo organico, lo scultore comunica nella compostezza delle masse, nella sensibilità del particolare, nella traccia stessa del modellare, il suo modo personalissimo di vivere la realtà contemporanea. Ogni scultura è un gioco di assonanze psicologiche, di lievi sottolineature e di riferimenti che rendono i messaggi densi di allusioni.
Infatti anche nella diversità linguistica che parte dalla descrizione e arriva al concetto, si coglie sempre la capacità di catalizzare modi espressivi distanti ma connessi a un valore generale di metafora della vita e dei comportamenti umani. Nelle nature morte geneticamente modificate l'autore entra nel vivo di una polemica attuale mettendo in discussione gli interventi dell'uomo sulla natura. Poi in un'altra fase creativa egli stesso elabora ricercate volumetrie che trasformate con il suo tocco sapiente seguono forzati movimenti ondulari, ascensionali o dilatati.
In Aldo Pallaro il legno non è solo ricerca formale ma caratterizzazione volumetrica con cui giungere a precisi esiti comunicativi e a una poetica che, mentre si dimostra sensibile ai temi di ricerca della modernità, lancia anche uno sguardo a tutto ciò che è essenziale, arcaico, primitivo. Soprattutto nell'ultima produzione, la linea melodiosa e misurata segnata da tagli flessibili accompagna le sinuose morfologie così ogni legno scorre lieve nello spazio e rivela raffinati accenti cromatici che si riflettono nell'effetto plastico perfettamente in equilibrio tra luce ed ombra. Le sculture risultano così monumentali anche nelle dimensioni contenute, con un aspetto maestoso, idoli magici di qualche remota civiltà mutati in una presenza viva e pulsante, mutevole nello spazio e tuttavia unitaria.
In questo percorso originale e suggestivo tutto risulta in equilibrio fra passato e presente, fra memoria storica e conoscenza delle ricerche espressive contemporanee. Seguendo questa passione l'autore giunge a soluzioni di sintesi unendo armoniosamente stile e contenuto, dato emozionale e concetto ideativo, intuizione ed elaborazione dei proprio essere.