Salzano 2013

Lidia Mazzetto
Oltre alla materia le sculture di Aldo Pallaro portano un forte contatto con gli elementi primordiali della vita, in particolare l’aria, la luce, la terra cui direttamente è legata l’acqua. Mi soffermo su questa premessa perché è indispensabile capire il rapporto che l’artista instaura con loro nella realizzazione delle sue opere. La ricerca della vita, della creazione, dello sviluppo e della fine, sono un continuo evolversi e interpretano anche le infinite richieste che fa a se stesso nel momento in cui vuole trovare una risposta interiore e comunicarla.
Se è vero, come dice lui stesso, che un tronco rappresenta un libro aperto in cui si possono leggere gli anni buoni e, quelli difficili, se i nodi che segnano le difficoltà e gli ostacoli, tracciano la corsa della vita, nell’evoluzione del tema pone la sua visione umana.
Una ricerca di speranza attraverso la luce, che fino in fondo segue il percorso, che diventa apertura verso l’infinito, l’andare oltre i limiti. Poi la tensione delle corde usate per sorreggere e legare gli elementi, lascia vibrare il suono al pizzico dell’aria come un eco che si perde nel nulla. Ma è anche nel vento, che spinge le sensazioni, i pensieri, i ricordi, che volano, i ripensamenti, i silenzi, nell’armonia degli accordi musicali. L’“Ouverture” della natura legge l’interno dell’albero, le linee del tempo e della storia: Una robinia si lascia sfogliare da un dito, la sua grandezza ci fa pensare ai suoi doni, all’ombra, alla vita, ma anche di fronte alla fine l’”Albero Celeste” cattura la luce, la riflette per continuare a vivere.
Poi le forme: nelle quali le pieghe sinuose, si stendono in elementi arcuati, tondeggianti e ripetuti come nel mantice di una fisarmonica o nelle corde dell’arpa, o quelle slanciate, appuntite che tagliano il cielo, libere nello spazio e nell’aria, ma anche quello stile di racchiudere nelle cortecce i suoi messaggi sono un mondo tutto interiore. Ad esempio nell’autoritratto, che a prima vista assomiglia a un globo,  appena lo apri scopri “Lui” l’artista, e quando lo guardi,  vedi te stesso riflesso  nello sfondo, quasi un’interazione che porta a guardare dentro e a misurarsi in un confronto ideologico.
Le cortecce fanno parte di un’essenza: tagliate e incise nelle strutture più corpose si modellano nelle rotondità e nell’elemento plastico della scultura; le “scorze” arrotolate su loro stesse in un movimento istintivo, lasciano spazio all’abbandono, testimoni di un relitto, di una fine: pergamene che dentro la pelle custodiscono i segreti dell’albero e non li aprono più. Solo lo scultore riesce a dare loro quelle forme che sono spesso un richiamo alla vita, all’albero stesso dal quale hanno origine.
Anche l’elemento sacro viene riproposto in una dimensione umana, pur rispettando certi elementi della tradizione come nella “Croce” o nella visione della “Madonna”. Nel primo la curvatura della croce viene sottolineata dal drappo spinto dalla forza del vento, quasi voglia sfuggire alla consuetudine di un giudizio umano che vede nel sacrificio di Cristo il debito pagato nei confronti dell’umanità. La curva della croce segue quella forza che spesso allontana dalla giusta via lasciando solo uno straccio a sventolare, testimone di ciò che è avvenuto.
L’interpretazione di Maria raccoglie in sé molti messaggi, sottolineati dalla delicatezza dei colori che determinano la figura: una serie di sfumature più marcate all’esterno dove le pieghe sono più ondeggiate delimitano la figura, poi sono sempre più chiare nel contorno del ventre che ha generato, segue il vuoto segnato dalla Croce che segna il sacrificio di Gesù ma soprattutto il dolore della Madre, in fine c’è il candore del volto, incorniciato dalla luce, dove le sembianze si dilatano in una visione che non ha bisogno di essere determinata perché è lei stessa fonte di energia e di chiarore. La figura si sviluppa in un traslato regolato non tanto da necessità formali quanto e maggiormente da emozioni provocate dal soggetto e dalla visione che si lega ad esso.
Nella mostra la realtà resta comunque la fonte principale che ispira Pallaro, trattata dal punto di vista estetico, a volte con chiari connotati che vanno verso l’astratto. La sintesi diventa coinvolgimento, fantasia, emozione, all’interno dell’immagine stessa: senso della vita, tensione interiore, valore sociale.